Potenza Città Sociale vista dall’alto

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Potenza Città Sociale è un Centro Polifunzionale Integrato, (psicoterapia sociale, comunità per le dipendenze patologiche maschile e femminile, casa dei diritti “Felicia e Peppino Impastato,” centro sportivo, i tamburi dei briganti, laboratori ergoterapici, periodico “Via del sociale”, banco alimentare e tanto altro ancora) tutti strumenti che noi utilizziamo per stimolare il desiderio dell’Altro, per far sì che la vita si innamori della vita e non dell’auto distruzione di essa. Il Centro nasce da un’esperienza e da un’ attenta osservazione sul campo, in cui si registra una maggiore frammentazione del tessuto sociale ed una sempre più accentuata frammentazione dei bisogni. Noi partiamo da un’ipotesi molto semplice per affrontare le idiosincrasie tra l’istinto di vita e quello di morte, tra una pulsione all’autorealizzazione di sé (identificabile come pulsione di vita ed incarnata dalla figura di Eros) e una tensione (auto)distruttiva, simbolizzata da Thanatos, dal greco θάνατος, il dio della Morte, pulsioni che sono presenti in ogni individuo. Quando la pulsione di morte, su una scala graduale supera quello della pulsione di vita, inconsapevolmente si cerca una modalità per autodistruggersi. Pensiamo che le tossicomanie, bulimie, anoressie, depressioni, dipendenze patologiche, si sono “formate” perché nell’età infantile o nell’adolescenza ci sono stati dei piccoli o grandi traumi, che non sono stati ascoltati, riconosciuti, supportatati, accompagnati da una figura accogliente, un adulto di riferimento. Se ciò non è accaduto è facile che nascono i presupposti per un vuoto esistenziale, dove la pulsione di morte inizia ad affondare le sue radici ed a ricercare un qualcosa che possa riempire questo vuoto. Come una sorte di sindrome da immunodeficienza, vale a dire che nella nostra infanzia o adolescenza non si sono formati quegli anticorpi per affrontare la vita ed il mondo.

La nostra bussola ci indica che la radice del “mal di vivere” appartenga ad un solo tronco: all’incapacità di amarsi, di non volersi bene, di non aver formato quegli anticorpi che gli avrebbero permesso di affrontare la vita senza rimanere prigionieri di un qualcosa o di un qualcuno.

Hannah Arendt scriveva: “Gli esseri umani sono fatti per nascere non per morire, per nascere non una volta ma più e più volte” . Si rinasce quando si riesce a trasformare la crisi, il buio della vita che si perde, in una nuova nascita. L’andare in crisi è un segno di intelligenza, l’ignoranza non conosce crisi. Questo è un luogo di nascite.

Mimmo Maggi

Foto di Andrea Mattiaci

                         
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